L’intervista di T3 Innovation BasilicataLink

In Basilicata è nota l’attenzione per i sistemi di monitoraggio ambientale e la prevenzione dei rischi idrogeologici considerando l’articolata costituzione geografica del territorio. Oltre alle tecniche di telerilevamento e le misurazioni sul campo, è possibile studiare l’impatto del clima sui sistemi naturali ed agricoli, i processi idrologici, l’ottimizzazione delle risorse idriche e la prevenzione dei disastri naturali anche mediante sensori di prossimità montati su drone.

A tal proposito abbiamo intervistato Salvatore Manfreda, Professore Associato di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia presso l’Università degli Studi della Basilicata, Responsabile scientifico dell’accordo di collaborazione per l’avvio del Centro Funzionale Decentrato della regione.

Professore, quali linee di ricerca segue il suo gruppo?  La mia attività di ricerca è concentrata sul tema della previsione degli eventi idrologici estremi, realizzando strumenti e modelli per la pianificazione e l’allertamento in tempo reale. A tal proposito, abbiamo recentemente concluso un accordo di collaborazione con la Regione Basilicata per l’avvio del Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile regionale, struttura delegata al monitoraggio e all’allertamento di fenomeni estremi. Il lavoro ha portato alla realizzazione di un portale di Web-GIS in grado di sistematizzare le misure provenienti dalla rete di monitoraggio pluvio-idrometrica e fornire previsioni di portata a 36 ore relativamente all’intero territorio regionale.
Negli ultimi anni, insieme al mio gruppo di ricerca composto da 3 assegnisti di ricerca e 3 dottorandi oltre me, la nostra attenzione si è focalizzata anche sull’utilizzo di nuove tecnologie per il monitoraggio ambientale e in particolar modo su tecniche no contact, ossia che non prevedono l’interazione diretta di un operatore in campo. Nello specifico stiamo utilizzando sistemi a pilotaggio remoto (droni) per il monitoraggio idraulico, per ottenere mappature spaziali ad alta risoluzione finalizzate a caratterizzare il contenuto idrico del suolo, per caratterizzare lo stato di stress della vegetazione e per descrivere la morfologia dei suoli. Queste applicazioni possono fornire un significativo avanzamento per previsioni idrogeologiche, rilievi post-event, scopi agronomici, ottimizzazione della gestione dell’acqua, caratterizzazione di eventi franosi, ecc.

Quali sono le possibili applicazioni pratiche della sua attività di ricerca che pensa possano destare l’interesse nel settore privato?Oltre chiaramente agli innumerevoli vantaggi legati alla prevenzione del rischio ambientale, più prettamente di competenza pubblica, certamente di grande importanza è l’apporto che la nostra attività di ricerca può dare nell’ambito dell’Agricoltura di precisione e in particolare nell’individuazione precoce di infestanti o epidemie delle colture. Mi riferisco, per esempio, all’individuazione di batteri come la Xylella, responsabile della distruzione di piantagioni di ulivo. La termografia da drone può essere, inoltre, un importante strumento per la valorizzazione del patrimonio archeologico: grazie alla sua capacità di cogliere elementi sotterrati, la tecnologia è in grado di tracciare con precisione elementi strutturali ricoperti da terreno della zona archeologica di interesse. Il monitoraggio idraulico con drone, infine, è un importante strumento anche per il settore della costruzione di opere idrauliche per studiare, per esempio, l’erosione delle pile di un ponte e progettare opere di sistemazione fluviale.
In questo percorso, come T3 Innovation le è stato utile e su quali aspetti? T3 Innovation ci ha supportati nello scouting di bandi di ricerca volti a finanziare le attività scientifiche del gruppo. Gli Innovation Advisor della struttura, inoltre, hanno effettuato per noi un’importante attività di cross fertilization che ci ha portati ad un’interlocuzione con ALSIA e con un’azienda del territorio per svolgere dei test, attraverso l’utilizzo di termografie da drone, su specifiche epidemie che colpiscono colture molto diffuse sul territorio regionale. Certamente apprezzabile, infine, l’attività di dissemination che la struttura ci sta offrendo per agevolare la divulgazione dei risultati delle nostre attività di ricerca, favorendo il trasferimento delle conoscenze dal mondo accademico a quello delle imprese.

Come vede la sua attività nel prossimo futuro? Quali sono i prossimi step che intende perseguire? Nei prossimi 3 anni sarò impegnato nel coordinamento di un progetto Horizon 2020 Cost Action finalizzato alla costruzione di protocolli per l’utilizzo di droni per il monitoraggio ambientale che vede coinvolti 36 paesi e circa 100 ricercatori. Un tema in forte interesse a livello internazionale con grandissime prospettive di crescita che vanno di pari passo con la miniaturizzazione delle tecnologie, protagoniste delle nostre attività scientifiche.

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